Chi ha il compito di preservare, tutto il lavoro e le buone pratiche fatte in cantina per un determinato vino?

Vi do una mano, ha una dimensione ridotta rispetto alla bottiglia, può avere diverse forme e può essere composto da diversi materiali.

Si fa saltare nei giorni di festa, se si tratta di una bottiglia di un certo valore, si annusa per valutare lo stato di salute del vino.

Si è proprio lui il “Tappo”!

A volte si dimentica la grande importanza che questo oggetto ha, per la buona conservazione del vino. La sua scelta non è casuale, può essere determinata da diversi fattori, che proverò a raccontarvi brevemente.

Storia del tappo in sughero

Il primo materiale per sigillare le anfore a partire dal V sec. a.C. è stato il sughero, un materiale dalle formidabili qualità: isolamento termico, resistenza agli urti, galleggiamento e capacità di sigillare i recipienti grazie all’elasticità, bassa permeabilità ai liquidi. Queste caratteristiche lo hanno reso nel tempo un materiale molto utilizzato, ed un ottimo alleato nelle pratiche di imbottigliamento del vino. Dobbiamo aspettare la seconda metà del XVII secolo in Francia per poter ammirare il primo tappo in sughero, ideato da Pierre Dom Pérignon, per sigillare il suo prezioso vino frizzante, lo Champagne.

Infine, nel XX secolo il tappo in sughero diventa quell’oggetto cilindrico che oggi tutti noi conosciamo, e i produttori sono in grado di offrirlo in diverse dimensioni, a seconda delle specifiche esigenze di ogni vino.

Gli anno ’90 e il “tappo sintetico”

Negli anni ’90 il mondo del vino incontra le materie plastiche, il “tappo sintetico” inizia ad essere proposto come una valida alternativa al tappo in sughero. Lo sviluppo dei sistemi alternativi di chiusura è da imputare all’aumento dei prezzi del sughero. Questo genere di tappo non presentando porosità, riducendo al minimo il passaggio di ossigeno dall’ambiente esterno verso il vino. Questa proprietà non lo rende quindi adatto ai vini da lungo affinamento, ma è indubbiamente l’ideale per tutti quei vini, sia bianchi che rossi, concepiti per essere bevuti da giovani, ovvero che non hanno necessità di lunghe evoluzioni in bottiglia.

Le alternative: vite, corona e vetro

Un’altra alternativa economica al sughero è il “tappo a vite”, diffuso molto all’estero, soprattutto fra i produttori degli USA, Sud Africa, Australia e Nuova Zelanda. Se in Italia per ragioni tradizionalistiche per molto tempo è stato un po’ snobbato, nell’ultimo periodo vi sarà capitato di imbattervi in questa tipologia.

Il “tappo a corona”, torna in auge con l’avvento dei vini naturali, a chiusura perfetta per tutti quei produttori che vinificano una precisa tipologia di vino, ovvero quelli frizzanti rifermentati in bottiglia, da bersi tassativamente velati e con il fondo… proprio come si faceva una volta a casa dei nonni!

In ultima posizione troviamo il “tappo in vetro”, poco diffuso, non perché non abbia dei reali vantaggi, ma per il costo elevato e la scarsa facilità di meccanizzazione sulle linee di imbottigliamento.

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